L. C. : "Già dalla prima elaborazione di un progetto, da sempre, prediligo il disegno come strumento d'indagine e
restituzione dell'idea per l'immediatezza che lo contraddistingue. La vasta serie di volti cui ho lavorato dal 2006 ad oggi possono essere ascritti in una sorta di raccolta
fisionomica: nascono da una prima selezione fotografica di persone conosciute e non. È una specie di inventario, una ricerca d'identità senza fine, ritratti in bianco e nero
disegnati a matita su carta che nascono da un groviglio indistinto di segni attraverso una calibrata equilibratura degli stessi, per accumulo o per sottrazione, per cancellature,
con un procedimento spesso ai limiti di un performance, per le grandi dimensioni del supporto. "Immagine negata" è il primo volto disegnato su fondo nero, un omaggio all'artista
Angelo Colangelo e al suo lavoro, citato appunto nello stesso titolo, in cui si ribalta il processo di creazione dell'opera. Qui il segno non scava per lasciare emergere i
lineamenti ma li omette.Tutto il lavoro lo intendo un fare sociale, utile alla relazione con gli altri, comunicazione, per condurre alla riflessione sull'esistere allo
stato attuale. Nella nuova serie di lavori presentati in occasione della personale in corso fino all'8 settembre presso il Museo Laboratorio Ex Manifattura Tabacchi di Città
Sant'Angelo, pur partendo da un nuovo tema e cioè quello degli "alberi bruciati", nonostante la diversità del tema, permangono delle presenze antropomorfe, continua la ricerca
dell'identità e di un approccio psicologico".
Tieni d'occhio quest'artista è una sezione di "Exibart" nella quale Lucilla Candeloro è comparsa qualche tempo fa. Seguendo questo consiglio ci siamo messi sulle sue
tracce, e abbiamotrovato dei disegni molto interessanti. Benché l'artista utilizzi anche fotografia e video, è infatti sul disegno che ci piace concentrare la nostra attenzione.
In questa occasione in particolare vogliamo presentare e indagare quello dei volti: disegno e volti, quindi tecnica e soggetto. Il disegno a matita è una scelta particolare in
quanto non privilegia il colore ma solo il bianco enero, o meglio ancora il bianco e la scala dei grigi che si riesce ad ottenere con la grafite, come dire luci e ombre delle
immagini. È una tecnica che l'artista sente naturale e quindi immediata, e che per questo le permette «di arrivare prima al nocciolo della questione, di entrare dentro le cose, di
scavarle». Con questa tecnica antica e classica Candeloro realizza volti realisti, che non vengono tuttavia direttamente dalla realtà del ritratto dal vero, in quanto passano
prima attraverso il mezzo fotografico. I soggetti sono amici, parenti e sconosciuti, persone che l'artista fotografa dal 2006, costruendo una sorta di archivio. In questo modo
viene rimesso in gioco un genere - quello del ritratto - un po' dimenticato, e anche una tecnica e un metodo del passato come la fisiognomica, che tenta di tracciare un profilo
psicologico-morale attraverso i tratti del volto. Dice a proposito Candeloro: «Mi sono sempre cimentata sul figurativo. A una prima fase di studio della figura umana ne è seguita
una sui volti, in quanto mi sono interessata a un aspetto psicologico, a un recupero della individualità». Eppure ciò che colpisce, oltre all'indubbia individualità che ogni
ritratto contiene, è un alone di universalità che questi volti emanano,forse perché possiedono tutti qualcosa di antico, e forse perché tutti dicono qualcosa sulla vita e la
morte. Quest'ultimo discorso passa pure attraverso i disegni di paesaggio, sempre riferiti ad alberi bruciati, che sono per l'artista «un pretesto d'indagine a partire da una
riflessione sul tema della malattia e della morte, intese come angoscia non solo del singolo ma dell'intera società».
(da "FUORIUSO IN OPERA", catalogo, 2012, pag. 10)